Vision Pro visto da vicino, innovazione ma anche limiti

Vision Pro visto da vicino, innovazione ma anche limiti






L’analisi IDTechEx di Vision Pro mette in risalto potenza e precisione del visore Apple, ma anche alcuni limiti clamorosi

A oltre una settimana di distanza, i clamori sull’annuncio del visore Apple non si sono ancora placati. Al di là di tutto, segno di come Vision Pro abbia sicuramente raggiunto l’obiettivo di catturare l’attenzione, e non solo per il prezzo quasi provocatorio di 3.499 dollari.

Con il passare del giorni però, emergono anche le analisi più dettagliate e considerazioni più pertinenti sulla reale portata della novità. In particolare, IDTechEx si sofferma sulle reali differenze rispetto agli modelli in commercio.

Potenza al servizio della qualità

Prima di tutto, mentre i rivali usano un chip Qualcomm XR2, Vision Pro è totalmente proprietario. Al chip M2 presente anche sui MacBook si affianca il nuovo R1 per gestire la parte di input, sensori di movimento e videocamere integrate. Significa poter sfruttare in simultanea tutte e dodici le ottiche, i sei microfoni e i cinque sensori di movimento, senza dover trovare compromessi.

Per capire la differenza, basti pensare come Quest Pro, il visore più recente di Meta, sia in grado di processare dati provenienti al massimo da sette telecamere, o scegliere una combinazione con gli altri dati in ingresso.

In pratica, questo significa riuscire a tracciare con maggiore precisione i movimenti, e aumentare quindi il realismo degli scenari ricostruiti. In pratica, in linea con la filosofia Apple, è il dispositivo ad adattarsi alla persona e non viceversa.

Discorso simile per quanto riguarda il display. Vision Pro ha uno schermo Micro-OLED in risoluzione 4K con una distanza tra i pixel di 7,5 micron. Vale a dire, praticamente invisibile anche alla minima distanza tra occhio e superficie di proiezione, tipica di un visore. Si riduce cioè, il rischio di vedere le immagini squadrate come spesso capita quando si ingrandisce eccessivamente una fotografia sullo smartphone.

Lenti correttive e autonomia punti deboli. Con un passo falso sul design

C’è però anche una controindicazione. Chi utilizza lenti correttive, avrà bisogno di rivolgersi direttamente a un rivenditore non solo per acquistare il relativo adattatore ma anche per regolare la corretta distanza focale. Un’operazione invece molto più pratica con i modelli Meta ma anche HTC.

Senza precedenti invece la semitrasparenza del display curvo, con diversi innegabili vantaggi. Probabilmente, non basterà a far diventare Vision Pro erede di iPhone, la praticità è tutta da dimostrare, ma l’innovaizone è fuori discussione.

Oltre a mantenere una maggiore percezione dell’ambiente circostante, significa anche permettere l’interazione con altri utenti, aprendo nuove prospettive le mondo dei videogiochi e nella comunicazione. Al momento, le prospettive più concrete per la realtà virtuale e aumentata in ambito consumer.

Come abitudine, Apple non si è naturalmente risparmiata nella ricerca diei materiali e nel design. Il risultato è un largo impiego di alluminio e vetro laminato. Belli, eleganti, piacevoli al tatto, ma al tempo stesso anche più pesanti rispetto alla plastica. Al punto da portare ai due principali difetti di Vision Pro.

Prima di tutto, la vistosa fascia sopra la testa, nascosta durante la presentazione ufficiale. Soprattutto però, quell’incomprensibile battery pack esterno, dove tutti i rivali sfruttano la fascia posteriore, per un’autonomia dichiarata di solo un paio di ore.

Pubblicato il 13/6/2023


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