AirTag ai raggi X svela pregi e difetti, a prova di trapano

AirTag ai raggi X svela pregi e difetti, a prova di trapano






Subito messo sotto la lente, AirTag rivela dettagli curiosi, accorgimenti interessanti e qualche difetto a cui rimediare senza andare per il sottile

Giusto il tempo di metterlo in commercio, e intorno all’ultima novità di Apple, AirTag, si è scatenata la curiosità dei più appassionati. Finito sotto la lente, e in alcuni casi letteralmente ai raggi X, il dispositivo rivela alcuni aspetti curiosi.

Senza entrare nei dettagli tecnici ed elettronici, l’attento esame condotto da iFixit aiuta comunque a comprendere meglio il progetto Apple, permettendo anche di scoprire alcuni particolari non scontati di AirTag.

Prima di tutto, dalla radiografia spicca una chiara zona rotonda a occupare buona parte dell’area centrale. Non si tratta tanto della batteria usa e getta, e neppure di un pulsante spesso presente sulle versioni di smart tag già in commercio.

Per l’autonomia la scelta di una soluzione ricaricabile alla fine è stata scartata probabilmente per allinearsi al mercato e soprattutto per evitare problemi di spazio per connettore e relativa elettronica già condensata al limite.

Foto: iFixit

Una bella voce conta più della ricarica

L’evidente area rotonda al centro altro non è se non un vero e proprio speaker. Un driver magnetico, simile a quelli utilizzati negli auricolari, distinto da quelli piezoelettrici, molto più piccoli e leggeri, ma anche con una resa audio decisamente inferiore, difficile se non impossibile da paragonare.

In questo caso emerge tutta la volontà Apple di non scendere a compromessi. Associare AirTag a un suono poco gradevole, come quelli dei giocattoli per bambini spesso in omaggio con altri prodotti, riviste, o pranzi, non è in effetti nello stile del marchio.

La scelta di destinare il poco spazio disponibile al pulsante o allo speaker è andata quindi nella seconda direzione. Con la possibilità così di permettere al tag di distinguersi al primo segnale, acustico.

Problema risolto in punta di trapano

Completamente diverso invece un secondo aspetto curioso. Per certi versi, anche questo in pieno stile Apple. La maniacale attenzione al design, all’aspetto e a come farsi notare, ha portato i progettisti a trascurare un dettaglio. Per definizione, un oggetto destinato ad accompagnare chiavi, bagagli, bicicletta, monopattino o altro ancora, deve in qualche modo esserci attaccato o allegato.

Con AirTag questo è praticamente impossibile, perché per quanto possa risultare esteticamente bello, è totalmente privo di un foro o di un adesivo. L’idea Apple, è abbinare al tag la vendita di appositi accessori, la momento non necessariamente economici. Niente però di così grave da scoraggiare i più arditi.

Molto pragmaticamente, ad iFitxit hanno preso in mano un trapano, hanno montato una punta molto sottile e con estrema attenzione hanno praticato un foro lungo la corona perimetrale. Disposti a lasciar cadere ogni forma di garanzia, alla fine sembra abbiano avuto ragione.

Il risultato estetico potrà anche non essere dei migliori, ma come conferma un lettore di MacRumors l’idea funziona. Se si è disposti a rischiare i 35 euro del singolo AirTag, comunque molto meno degli otre 300 euro dei portachiavi firmati Hermès propositi da Apple, praticando il foro sulla corona esterna non si danneggia alcun componente.

Secondo gli autori, anche le prestazioni audio restano invariate. Con buona pace dei tanto bravi quanto pignoli designer Apple, a volte però un po’ distratti.


Pubblicato il 4/5/2021

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