Il nuovo record per le vendite wearable non è solo merito Apple

Il nuovo record per le vendite wearable non è solo merito Apple






L’introduzione delle funzioni per contrastare la pandemia spinge ulterioremente le vendite wearable. Apple davanti a tutti, mentre si affaccia BoAt

Mancavano solo le cifre ufficiali a sancire un nuovo anno di successi per i wearable. Le prime conferme arrivano da IDC, con i risultati del quarto trimestre. Come da previsioni, le vendite del settore hanno registrato ancora una volta una crescita importante, del 27,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Guardando ai dodici mesi, il risultato si spinge addirittura oltre. I 153, 5 milioni di prodotti venduti hanno contribuito al risultato finale del 28,4% in più, per un totale di 444,7 milioni di nuovi wearable in commercio.

Wearable, buon amico contro la pandemia

Se come da abitudine, l’ultima parte del 2020 è stata caratterizzata dai nuovi modelli e dalle versioni con prezzi più accessibili in particolare, nell’insieme l’anno è stato caratterizzato da una spiccata ricerca di strumenti a supporto del contenimento della pandemia di Covid-19, prendendo addirittura il sopravvento rispetto alla motivazione originaria di stimolo all’attività fisica.

In particolare, i clienti hanno cercano sempre più spesso nei wearable un supporto per effettuare esercizio anche da soli e in casa. In combinazione con la prontezza dei produttori più lungimiranti di inserire un sensore per la temperatura corporea nei modelli più recenti, il risultato è stata una spinta evidente, pronta a prolungare il periodo fortunato di smartwatch e simili.

Quantità di funzioni messe a disposizione e livello di affidabilità raggiunta permettono infatti di avere in ogni momento della giornata un quadro sullo stato di salute. Dalla combinazione tra analisi della frequenza cardiaca, ECG e temperatura, è possibile rilevare sintomi in anticipo e intervenire di conseguenza.  

C’è però anche un aspetto negativo nello scenario attuale delle vendite wearable. Il prolungarsi nella carenza di materie prime, frena le vendite. Potenzialmente infatti, la domanda e l’interesse sono tali da offrire ancora margini importanti di crescita. Da cogliere però, per tempo.

Smartwatch penalizzati, hearable senza freno

Come sottolinea IDC infatti, il settore resta per gran parte occupato dagli hearable, protagonisti nel 64,2% delle vendite. Gli smartwatch rappresentano invece il 24,1% del totale, mentre nonostante la richiesta i fitband consegnati sono addirittura scesi del 17,8%, contribuendo per l’11,5%.

Protagonista indiscusso resta Apple, tra l’altro in controtendenza. Come previsto, l’ultimo trimestre del 2020 è stato contrassegnato dai nuovi modelli Watch 6. A formare la complessiva del 36,2% interviene però anche l’effetto traino su Watch Se e ancora i modelli della Serie 3. Se la quota resta invariata rispetto al 2019, le consegne sono crescite del 27,2%.

A debita distanza, la politica del prezzo premia Xiaomi, in grado di confermare il secondo posto con una quota dell’8,8%. Nonostante un incremento annuale del 5% nelle vendite però, in calo rispetto al 10,6% di un anno prima.

Discorso praticamente simile per Samsung. Tuttavia, il piccolo calo di quota, dal 9% all’8,5% è ampiamente compensato da un progresso nelle consegne del 20%. Inoltre, portandosi praticamente e ridosso di Xiaomi con 13 milioni di prodotti venduti contro 13,5 milioni.

In sofferenza anche Huawei, incapace di restare a ridosso dei due principali rivali diretti, considerando Apple inavvicinabile. La quota scesa dal 7,9% al 6,7% difficilmente può infatti essere compensata dal 7,6% di maggiori vendite.

BoAt, il nuovo pronto ad avanzare

Tutto questo a vantaggio sostanzialmente dell’ancora poco conosciuta BoAt, soprattutto dalle nostre parti. Pur operando solo in patria infatti, le vendite wearable del marchio indiano sono passate nel giro di un anno da circa novecentomila prodotti consegnati fino a superare i 5,4 milioni. In termini di progresso, significa moltiplicare il giro di affari per quasi cinque volte, passando da una quota quasi trascurabile dello 0,8% a un già interessante 3,5%.

Considerando la qualità media dei prodotti e la varietà dell’offerta, nel caso decidesse di varcare i confini, un rivale pericoloso per l’intero settore.


Pubblicato il 23/8/2021

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