Sotto la spinta Apple, anno da record per i wearable

Sotto la spinta Apple, anno da record per i wearable






Vendite praticamente raddoppiate nel terzo trimestre, aprono le porte a una fine anno da ricordare. L’irraggiungibile Apple e la crisi Fitbit

Il mondo wearable si appresta a mandare agli archivi un anno record. Secondo gli ultimi rilevamenti IDC, le vendite del settore nel terzo trimestre 2019 hanno raggiunto quota 84,5 milioni di unità, quasi il doppio dell’anno precedente. Per la precisione, una crescita del 94,6%.

Una delle migliori prestazioni in assoluto, considerando inoltre le dimensioni ormai importanti raggiunte dagli acquisti di wearable. IDC conferma inoltre la distribuzione del mercato, sempre guidato dagli auricolari smart, seguiti però non dagli smartwatch quanto invece dai più abbordabili tracker.

Interessante però, notare una stretta correlazione. Mentre gli heraable rappresentano spesso la porta d’accesso al mondo dei dispositivi indossabili, i tracker permettono di testare di persona le funzionalità di base a prezzi accessibili, prima di evolvere verso uno smartwatch, ormai sempre più vero e proprio centro di controllo della vita wearable.

Una tendenza destinata a proseguire con buona probabilità anche nell’ultima parte dell’anno e per tutto il 2020, soprattutto sulla spinta dei sistemi di riconoscimento vocale, intorno ai quali sta crescendo una nuova generazione di prodotti.

Un wearable su tre è marcato Apple

Inutile sottolinearlo, quando si parla di wearable si parla soprattutto di Apple. La combinazione di Watch, AirPods e Beats si sta rivelando deleteria per le ambizioni di ogni altro rivale.

Non solo, nel giro di un anno le vendite complessive sono praticamente triplicate, arrivando a 29,4 mlioni di unità. Anche la quota di mercato è salita in misura netta, dal 23% al 35%. In pratica. Più di un oggetto indossabile venduto su tre porta il marchio Apple.

Dietro, è necessario accontentarsi. Il peso del mercato cinese consolida, e consola, Xiaomi a un secondo posto dolceamaro. Nonostante la prestazione buona, anche se inferiore alla crescita media, i 12,4 milioni di prodotti venduti valgono una quota del 14,6%. Questo invece sì da sottolineare, in discesa dal 17,1% di un anno prima.

Bene anche Samsung, ma non benissimo. Gli 8,3 milioni di smartwatch e auricolari venduti sono più del doppio nel giro di un anno, e anche la quota è in ascesa dal 7,4% al 9,8%. Il problema, è l’avanzata dell’altro marchio cinese d’assalto.

Al quarto posto si fa strada infatti Huawei. I 7,1 milioni di wearable venduti son infatti triplicati in un anno. Di conseguenza, anche la posizione sul mercato sale dal 5,4% al 7,1%, sempre più vicino ai rivali coreani.

A fare le spese di tutto ciò, Fitbit. Il quinto posto non è solo indice del momento difficile dell’ultimo acquisto di Google. Tra i primi infatti, è l’unica a non aver segnato incremento importante. Anzi, addirittura le vendite sono rimaste stabili.

Netto quindi il passo indietro in termini di presenza, praticamente dimezzata dall8% al 4,1%. Sintomi di un problema decisamente maggiore dell’assenza dal mondo hearable.

Prima di tutto, hearable

Quando si parla di wearable, praticamente uno su due venduto rientra tra gli auricolari, il 48,1%. Una tendenza in forte crescita, passata in un anno da 11,9 milioni di unità a 40,7 milioni di unità.

IDC al riguardo indica la propensione al bundle con smartphone e smartwatch come uno dei fattori di un’espansione così rapida.

Anche i tracker restano comunque molto apprezzati. Il buon rapporto qualità/prezzo/prestazioni li rende protagonisti di 19,2 milioni di acquisti, 7 milioni in più nel giro di dodici mesi.

Non molto di più comunque degli smartwatch, presenti nel settore con una quota del 20,9%. In dettaglio, nei primi tre mesi del 2019 ne sono venduti 17,6 milioni, con un incremento di quasi sei milioni.

Il calo fisiologico dei prezzi e l’arrivo dei nuovi modelli sono premesse importanti per un potenziale sorpasso già nell’ultima parte dell’anno.

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