Ribaltando punto di vista, Omron porta la telemedicina verso lo smartphone

Ribaltando punto di vista, Omron porta la telemedicina verso lo smartphone






Le prospettive nel settore clinico viste da chi lo conosce, di fronte a tanti dispositivi dotati di sensori inutilizzati e in attesa di certificazioni

La maggior parte dei più recenti modelli di smartwatch integra almeno un sensore per funzionalità avanzate a livello sanitario. Parametri come ECG od ossigenazione del sangue, possono in teoria essere tenuti sotto controllo direttamente dal paziente.

In teoria però, perché in realtà con la sola eccezione del modulo per elettocardiogramma di Apple Watch negli USA, al momento queste funzioni restano disattivate. In attesa delle necessarie certificazioni.

Proprio questo è il nodo centrale di un argomento intorno al quale in futuro si giocherà una delle sfide più importante nel settore dei dispositivi indossabili, l’affidabilità a livello medico. A oggi, la distinzione tra dispositivi certificati dedicati e quelli consumer resta marcata, per una serie di ragioni.

La salute può passare dallo smartwatch

«La sfida più grande per noi nel settore è in effetti aumentare la diffusione dei dispositivi a uso medico – afferma Valeria Colangiulo, sales country manager Italy&Greece di Omron Healthcare -. L’utilizzo di dispositivi medici a livello consumer resta ancora molto basso. In Italia, ma anche in Europa. Tra le conseguenze, una vasta fetta di popolazione con problemi comuni non è ancora abituata a rilevarsi le misure in autonomia con regolarità anche se oggi ci sono gli strumenti per farlo».

Fermo restando le finalità commerciali di qualsiasi produttore, l’obiettivo principale nel settore è al momento lavorare su una maggiore sensibilizzazione, mettendo a fuoco le importanti prospettive.

«L’interesse è prima di tutto del paziente, con una maggiore conoscenza della propria situazione – prosegue Colangiulo -. Operare in autonomia e in casa propria, significa però agire anche in modo concreto per gestire meglio i costi della Sanità, con meno visite e ricoveri».

Percorso severo, nell’interesse dell’utente

Un aspetto noto da tempo tra gli addetti ai lavori, ora però pronto a passare alla fase pratica. Dietro a tempi apparentemente lunghi rispetto alla serie incessante di annunci sul fronte consumer generico, bisogna infatti tenere presente requisiti necessariamente più stringenti.

«Oltre alla certificazione CE, i dispositivi a uso medico in Italia devono essere registrati presso il Ministero della Salute. È solo  uno dei passaggi necessari per arrivare al paziente, seguiendo una procedura concordata a livello di UE».

Dopo gli aspetti burocratici si passa infatti anche a quelli più pratici, altrettanto delicati. Prima di adottare un dispositivo, accuratezza e affidabilità vengono valutate da una serie di studi clinici, dai quali scaturisce la validazione tecnica.

In conclusione, un periodo di sperimentazione deve dimostrare la corrispondenza dei risultati con gli strumenti professionali. Solo a questo punto, il wearable può essere venduto supportato da una documentazione formale.

Più di sistemi ibridi, vale a dire smartwatch con funzionalità mediche, attualmente i dispositivi indossabili sono rivolti a misurazioni molto più mirate. Tra quelle emergenti per facilità d’uso e affidabilità dei risultati, il rivelamento della pressione.

«La tecnologia oggi ci permette di non limitarci a offrire pressione minima e massima – riprende la sales manager -. Siamo in grado di registrare ipertensione, soprattutto al mattino quando si registra la maggior parte di eventi, e possibili irregolarità nel battito cardiaco. Inoltre, il monitoraggio della pressione esteso nell’arco di dieci minuti aiuta a individuare il rischio fibrillazione».

La visuale Omron ribalta l’approccio

La sfida ora è allargare la portata di queste funzioni al di fuori dei dispositivi dedicati, per integrarle in uno strumento di uso comune e al tempo stesso pratico da indossare. La direzione porta dritta verso il mondo degli smartwatch, dove Omron negli USA ha da poco compiuto un passo interessante.

«All’apparenza HeartGuide è un comune smartwatch – puntualizza Colangiulo -. Il cinturino integra però un principio fondamentale per garantire il rilevamento della pressione, il bracciale che si gonfia intorno al polso per rilevare lo spostamento d’aria introdotto nel sangue dalla compressione». Già certificato Oltreoceano, il sistema attende ora il via libera anche in Europa.

Una volta completata la misurazione, il cinturino riprende la forma originale. Combinato a un display in linea con le tendenze del momento per forme e dimensioni, lo smartwatch si candida di fatto ad anello di congiunzione tra il mercato consumer e lo strumento clinico.

In abbinamento all’app altrettanto rigorosa, si assesta quindi un importante passo in direzione della telemedicina. Se nelle versioni di base le misurazioni possono restare confinate all’interno, diversi dispositivi sono ormai in grado di caricare i dati nel cloud per la condivisione con chi di dovere.

«Oggi sentiamo tanto parlare di smartwatch ai quali vengono aggiunte misurazioni mediche, tuttavia ancora da certificare – conclude Colangiulo -. Con lo smartwatch HeartGuide dimostriamo invece di poter seguire con maggiore successo il percorso opposto: il primo misuratore di pressione clinicamente validato, con funzionalità smartwatch».

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