Parte da Pixel la nuova caccia Google ai dati personali

Parte da Pixel la nuova caccia Google ai dati personali






Nuovi smartphone, smart speaker e smartwach per chiudere gli utenti in un ecosistema tutto proprietario

Come un perfetto predatore, Google non perde un attimo nel provare a sfruttare il minimo accenno di cedimento Apple. Anche se il confronto diretto tra i due colossi, il mondo della telefonia, si gioca ad armi ampiamente impari, nel momento in cui sembra presentarsi un’opportunità, Google non intende sprecarla

Oggetto del contendere è rilanciare le ambizioni di Pixel nel mondo smartphone. Contando di portare a rimorchio anche altri progetti finora accolti con freddezza dal mercato, a partire dagli speaker domestici, nel momento cruciale di decollo del riconoscimento vocale, per arrivare agli smartphone ed estendere così il settore.

Caccia indiscriminata ai dati personali

Come sottolinea l’attenta analisi di Nikkei però, dietro a tutto si nasconde potenzialmente un progetto per certi versi inquietante. Più della vendita dei dispositivi, Google mira a chiudere l’utente in un ecosistema proprietario dal quale risulti difficile fare a meno. Più ancora degli incassi diretti, in gioco la volontà di accaparrarsi letteralmente ogni sorta di dato personale dell’utente, da sfruttare a proprio piacere.

Non a caso, tutto dovrebbe partire da un nuovo modello di Pixel, previsto entro l’anno, a prezzi abbordabili rispetto al passato. Quanto possa tornare utile a conquistare una fascia di mercato più significativa dell’attuale 0.33% stimato da IDC.

Nel tentativo di rubare scena, e pubblico, ad Apple, un annuncio seguito a breve da nuovi speaker e una nuova versione di smartwatch. Da Google, silenzio totale al riguardo, sviando anzi le indiscrezioni confermando la stessa linea strategica del 2018, vale a dire nessun annuncio.

Gli investimenti parlano chiaro

Tuttavia, qualcosa indubbiamente si muove, prima di tutto sul fronte organizzativo. Mentre per come è stato concepito il recente aggiornamento del sistema operativo Wear OS non sembra destinato solo ai modelli di lusso di terze parti, l’intero processo produttivo è in fase di riorganizzazione.

Google sta infatti contendendo ad Apple i principali talenti in Asia, dove si trovano gli impianti e buona parte della ricerca. Negli ultimi anni, sono ormai diverse centinaia tra ingegneri, esperti di vendite e supply  chain  convinti a cambiare sponda.

Offerte migliori certamente, ma anche riduzione forzata degli organici Apple conseguente al recente calo di vendite e al tempo stesso intenzione di aumentare l’impatto locale nel confronto anche con Huawei e HTC.

Più di vere e proprie mosse decisive, al momento ancora un gioco di posizione. Difficile infatti ipotizzare un annuncio di Google a breve. Con tutta probabilità, l’imminente MWC passerà via liscio sotto questo punto di vista. Il ferro però, va battuto finchè è caldo e al massimo entro la fine dell’anno sarà necessario uscire allo scoperto.

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