Apple e Google d’accordo sulla sicurezza degli smart tag

Apple e Google d’accordo sulla sicurezza degli smart tag

Arriva in porto l’accordo tra Apple e Google per riconoscere eventuali tracciamenti di smart tag non autorizzati su iOS e Android

Dopo un anno di lavori paralleli, l’insolito accordo tra Apple e Google sul tracciamento dei rispettivi dispositivi è arrivato in porto. Nell’interesse di entrambi, aiutare l’utente a capire se il proprio smartphone sia collegato a un AirTag o altro wearable compatibile, eventualmente a propria insaputa, è un passo avanti importante in termini di sicurezza.

Detecting Unwanted Location Trackers è il risultato dell’accordo varato giusto lo scorso maggio e sviluppato nel contesto dell’Internet Engineering Task Force. Il protocollo permette all’utente di essere avvisato in presenza di un tag di tracciamento attivo nei paraggi, si tratti sia di iPhone o un telefono Android, e se effettivamente tale dispositivo registri i movimenti.

Apple ha già iniziato il rilascio della nuova funzione con l’aggiornamento di iOS 17.5, mentre Google farà altrettanto nei prossimi giorni con le versioni di Android 6.0 e successive.

A prova di spia

Con la modalità Detecting Unwanted Location attiva, l’utente viene avvisato di un oggetto nelle vicinanze, nel raggio d’azione del Bluetooth, potenzialmente in grado di seguirne gli spostamenti. Aspetto importante, non necessariamente accoppiato, quindi potenzialmente molesto.

Anche nel caso in cui AirTag non sia materialmente attaccato allo smartphone, come per esempio nascosto in una borsa o in una tasca, è possibile accorgersi della presenza, visualizzare marca, modello e numero di serie ed eventualmente attivare un avviso sonoro utile a individuarlo e successivamente disattivarlo.

L’unione fa la sicurezza

Lo standard messo a punto da Apple e Google ha già ricevuto l’appoggio anche dei principali produttori di tag con chip Bluetooh. Motorola, Chipolo, Jio, eufy e Pebbeble hanno infatti dichiarato di essere pronti a inserire la funzione nei prossimi modelli messi in commercio.

Pensati in origine per tutelare sicurezza personale, privacy e i propri oggetti, presto gli smart tag si sono rivelati anche strumento utile ai malintenzionati per seguire i movimenti di una persona e agire spesso con molestie o minacce.

Da qui, l’idea, e la necessità anche dal punto di vista legale, di sviluppare una soluzione come Detecting Unwanted Location Trackers, in grado di arginare il fenomeno.

Pubblicato il 14/5/2024

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