Dalla salute allo sport, c’è un biowearable per tutti
Nati per aiutare in condizioni come il diabete, i biowearable sono pronti a diventare un aiuto per la salute di tutti, a partire dallo sport
È diventata ormai abitudine vedere persone indossare sul braccio una sorta di piccola sonda. In genere si tratta di questioni legate al rischio diabete, e la necessità di tenere sempre sotto controllo il livello di glucosio nel sangue. Sono quelli oggetti definiti come biowearable, un campo di applicazione recente delle tecnologie indossabili.
Più di dispositivi, al momento si parla ancora di sensori, anche se il livello di complessità sta crescendo. Già da un paio di edizioni al CES si vedono regolarmente novità in questo senso, mentre anche di recente alle varie edizioni locali di Wired Health, il tema è tornato di attualità.
L’intenzione dei principali operatori del settore è allargarne il raggio d’azione. Certamente, un’operazione non priva di finalità commerciali, ma con presupposti interessanti per diversi settori.
Sport e salute
Uscire da ristretto mondo della salute ed entrare per esempio in quello dello sport, apre prospettive importanti per i biowearable. Il tracciamento stesso dei livelli di glucosio può infatti tornare utile anche in assenza di patologie.
La tecnologia permette oggi di ridurre al minimo dimensioni e peso dei sensori. Applicati a un braccio, non intralciano minimamente il gesto sportivo. Come ha dimostrato alla più recente edizione della Maratona di Berlino il vincitore Eliud Kipchoge, in grado nell’occasione di migliorare il proprio record con un tempo di 2.01’09”, grazie anche all’utilizzo di un biowearable Abbott.
Dati come il livello di glucosio sono utili anche per valutare all’istante la condizione fisica sotto sforzo. In pratica, un’immagine diretta su quanto stia accadendo all’interno del proprio organismo. Elaborate da uno smartphone, ma in futuro è facile ipotizzare l’accoppiamento più pratico a uno smartwatch, può rivelarsi molto utile durante una competizione.
A partire da conoscere con buona precisione la quantità di energie ancora disponibili. Se siano sufficienti a concludere la prestazione mantenendo lo stesso livello di sforzo, se invece sia meglio rallentare o se ci sia spazio per un’accelerata.
In un arco di tempo più lungo invece, la possibilità di raccogliere dati più accurati sullo stato di forma. Importanti per analizzare allenamenti e gare effettuate e programmare di conseguenza l’intensità degli impegni successivi.
La corsa dei biowearable è iniziata
Dove per esempio si parla di sport di resistenza, maratona, ciclismo, sci di fondo, triathlon o altri ancora, un biowearable permette anche di misurare il livello di acido lattico, uno dei maggiori nemici per gli atleti. Dall’impostare il ritmo corretto durante la gara, a gestire ilrecupero e modificare una tabella nutrizionale, i margini di miglioramento non mancano.
Abbott è tra le prime aziende a credere in queste opportunità. Dopo l’esperienza raccolta nel mondo della salute con i malati di diabete, ora la decisione è affrontare il mondo consumer, contando su un’invasività ormai minima delle patch da applicare al braccio.
D’altra parte, praticamente tutti i principali produttori di smartwatch stanno puntando a risultati simili. La stessa Apple, ha da tempo allo studio un cinturino in grado di monitorare il livello di glucosio nel sangue.
La sfida sarà quindi tra chi conosce a perfezione il mondo consumer e può contare su prodotti in grado di attirare l’attenzione del pubblico, ma paga poca esperienza nelle questioni mediche, e chi invece deve rendere accattivanti strumenti nati per scopo medico e di conseguenza non pensati per l’utilizzo quotidiano.
Pubblicato il 29/3/2023