L’ora dello smartwatch, nuova ma sempre uguale
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Cambiamno la natura e la tecnologia, ma l’orologio rimane sempre la via preferita per leggere l’ora. Ancora di più, grazie agli smartwatch
Oggi uno smartwatch è in grado di eseguire così tante funzioni da far passare quasi in secondo piano la missione originale di segnare l’ora. Un destino per certi versi simile a quello dello smartphone, le cui chiamate vocali sono ormai un’opzione, e neppure tra le più sfruttate. Tuttavia, ancora oggi per conoscere l’ora la maggior parte delle persone, il 52%, sfrutta la via tradizionale, l’orologio da polso, smartwatch compresi. Meno del 40% si affida invece prevalentemente allo smartphone.
La curiosità registrata da NOMOS Glashütte partendo da una ricerca Verivox, è utile per un interessante ripasso, quasi un percorso a ritroso nel tempo, su come si misura il tempo. In realtà, valido ancora oggi nell’era degli smartwach, in quanto l’origine del dato inviato via rete ai dispositivi.
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C’era una volta il movimento meccanico
Tutto inizia con gli orologi meccanici, la quintessenza della tradizione orologiaia e della maestria realizzativa, della cultura e del prestigio. Oggetti spesso di grande valore, anche per questo destinati a durare a lungo nel tempo. Hanno movimenti a carica manuale o automatica. In entrambi i casi, la loro riserva di energia è meccanica, ossia la molla.
Gli orologi meccanici vengono caricati da un rotore. Il movimento del polso lo fa oscillare, caricando la molla. Gli orologi a carica manuale invece, utilizano la classica piccola corona da ruotare. La molla è poi in grado di rilasciare l’energia immagazzinata per ore, o perfino per giorni, continuando a far ticchettare il movimento.
Gli orologi al quarzo hanno invece movimenti alimentati a batteria, mentre gli smartwatch sono dispositivi puramente elettronici, solitamente collegati a uno smartphone. Spesso la loro funzione primaria non è neppure quella di mostrare l’ora, quanto piuttosto monitorare per esempio i dati corporei. Anche questi orologi hanno batterie che immagazzinano energia, e devono per lo più essere caricate da una presa elettrica.
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Il tempo è ugule per tutti
C’è però un altro aspetto fondamentale quando si parla di orologi. Se i secondi hanno sempre la stessa durata e non vanno né troppo lenti né troppo veloci, è merito di un meccanismo che scandisce il tempo oscillando a intervalli regolari, e quindi responsabile del ticchettio.
In un movimento al quarzo, il tempo è scandito da un cristallo di questo minerale. Quando viene sottoposto a tensione, oscilla ad alta frequenza e in modo molto regolare, come un diapason, ma più piccolo e più silenzioso. Un orologio di questo tipo però, richiede una batteria.
Nei movimenti meccanici invece, non ci sono né quarzi né batterie. Il tempo è scandito da uno scappamento, composto da una molla, dalla ruota ad ancora, dall’ancora e soprattutto dal bilanciere: una piccola ruota che oscilla avanti e indietro in modo regolare.
Un componente delicato, nel quale sono racchiuse competenze spesso storiche. La stessa NOMOS Glashütte, realizza uno scappamento speciale chiamato Swing-System, sviluppato e prodotto in casa.
Anni fa, una tecnologia molto ricercata dagli utenti. Oggi, lo scenario è profondamente cambiato. Anche se la maggior parte delle persone continua a consultare un orologio tradizionale per conoscere l’ora, in circolazione ci sono più smartphone che orologi tradizionali. D’altra parte, uno dei meriti degli smartwatch è proprio aver rimesso un orologio al polso di tante persone dopo anni.
Come conferma lo studio, la probabilità che una persona indossi un orologio non è collegata all’età, ma aumenta con il reddito e con il livello di istruzione. Anche se oggi è sempre più diffusa l’abitudine di leggere l’ora da uno smartwatch, un aspetto resta invariato. Come insegna ampiamente Apple, non si parla solo di uno strumento utile. Anche per i produttori la sfida è affermare un elemento distintivo, utile per chi ambisce a farsi notare.
Pubblicato il 3/2/2023