Tra le certezze del mondo wearable, la sicurezza fatica a farsi strada

Tra le certezze del mondo wearable, la sicurezza fatica a farsi strada

L’allerta Norton sui rischi di una scarsa attenzione a password e dispositivi collegati a reti domestiche

Partendo dal presupposto secondo cui qualsiasi dispositivo connesso a Internet diventa anche un potenziale obiettivo di attacchi, è facile immaginare come vedere coinvolti nel problema anche i sistemi wearable fosse solo questione di tempo.

Ignorato il più a lungo possibile dai produttori soprattutto per questioni di immagine e di vendite, tocca agli operatori della sicurezza IT affrontare la questione, prima di tutto sul fronte dell’informazione.

L’occasione buona si è presentata con il World Password Day dello scorso 3 maggio, dove Norton ha sottolineato prima di tutto una diffusa apatia nella creazione delle password, con importanti ripercussioni su una serie di dispositivi connessi alla stessa rete, in genere domestica.

In particolare, l’azienda ha rilevato proprio un grande numero di wearable e dispositivi casalinghi connessi e lasciati privi di protezione. Anche se molti utenti proteggono effettivamente smartphone, laptop e PC utilizzando una password, è altrettanto vero che i wearable e gli altri apparati sono spesso lasciati privi di protezione.

Al riguardo, la ricerca Norton Cyber Security Insights Report condotta su oltre 21mila utenti in tutto il mondo, ha evidenziato come in Italia solo la metà degli utenti protegga con una password i propri wearable (50%) e i propri sistemi di home theater collegati in rete (49%). Leggermente più alta invece, la percentuale di chi protegge le console di giochi (58%).

Più in generale, la situazione appare preoccupante anche su un altro fonte molto più ampio e delicato, dove i wearable occupano comunque un ruolo non trascurabile. Lo scorso anno, gli attacchi ai dispositivi IoT sono infatti cresciuti del 600%, grazie anche all’utilizzo di password deboli o di quelle predefinite inserite dai produttori e mai cambiate dall’utente. Proprio quelle che consentono ai criminali informatici di piratare dispositivi quali router, videoregistratori digitali, antenne satellitari e sistemi d’allarme

Un problema le cui origini vanno cercate indietro nel tempo. Storicamente, password spesso troppo semplici o conservate con poca cura sono la prima fonte di rischio. Un utente su sei ammette infatti di utilizzare la stessa password per tutti i propri account. Con 1,4 miliardi fra e-mail personali e password in vendita sui siti del dark web solo lo scorso anno, utilizzare più volte la stessa password presenta tuttavia rischi notevoli.

Inoltre, il 50% degli italiani ammette di condividere la password di un account o di un dispositivo. Il 33% condivide la password dei dispositivi connessi in casa, mentre solo il 27% condivide la password del proprio smartphone, il 32% la password del portatile, e il 27% quella degli account per i servizi di streaming.

Dura a morire infine una delle abitudini peggiori quando si parla di sicurezza. Il 40% degli italiani annota la password e i dati di login su un pezzo di carta e più di una persona su dieci conserva le password in un file sul proprio computer o sul proprio smartphone.

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