Autonomia degli smartwatch, importante ma non troppo

Autonomia degli smartwatch, importante ma non troppo






Indicata spesso com fattore tra i più importanti, come insegna Apple Watch in realtà l’autonomia degli smartwatch non influenza la scelta

Qualsiasi dispositivo elettronico portatile, prima o poi dovrà fare i conti con l’autonomia della batteria, smartwatch compresi. A differenza di altri però, in questo caso la situazione può assumere diversi aspetti, a seconda dei modelli e soprattutto dell’usto e delle attese degli utenti.

Della quesitone si è occupata CSS Insight arrivando a diverse conclusioni interessanti. A partire da una certa diversità di vedute, sia dei produttori sia tra gli acquirenti.

Tra le caratteristiche principali del modello di smartwatch più venduto, Apple Watch, c’è infatti proprio l’autonomia. E non certo in senso positivo. Sfruttando anche solo una parte delle tante funzioni disponibili, spesso è difficile arrivare a fine giornata. Non molto diversamente da quanto succede spesso con smartphone o notebook.

In questo caso però, il discorso è diverso. Nel tempo, gli utenti di smartwatch si sono abituati a un’autonomia ben maggiore. In certi casi, spinta anche alle due settimane per i tracker meno esigenti.

Apple Watch dura poco ma piace a lungo

D’altra parte, se si vuole uno schermo AMOLED di ultima generazione, peso ridotto e soprattutto ogni sorta fi opzione, dal GPS alla musica, dal contactless a ogni sorta di sensore, il consumo aumenta rapidamente.

Si spazia così dalle diciotto ore ufficiali di Apple Watch Serie 7 fino ad almeno due giorni promessi da Samsung Galaxy Watch 4. Se poi si passa in gasa Garmin, allora i dispositivi concepiti espressamente per l’outdoor possono arrivare anche alla settimana con un impiego abbastanza intenso.

Per andare ancora oltre, la stessa Garmin ha messo a punto un vetro a protezione del display con una sorta di pannello fotovoltaico integrato. Se non l’autonomia totale, qualcosa in grado di andarci molto vicino.

Eppure, come rilevato dalla stessa CSS Insight, il comportamento degli utenti di smartwatch a volte sembra contraddirsi. Se da una parte l’autonomia è uno dei requisiti più richiesti, dall’altra l’attenzione resta concentrata su Apple, notoriamente non certo tra i più virtuosi al riguardo.

Nonostante l’offerta sia ormai ricca e la durata media della singola ricarica arrivi senza particolari problemi a una settimana, alla fine i gusti non sembrano restarne realmente influenzati.

In pratica, più un desiderio di una reale esigenza. O quantomeno, un bisogno superato da fattori come estetica o semplice moda.

Una prova sul campo

Interessante al riguardo una sorta di confronto sul campo effettuato in occasione del recente MWC 2022 a Barcellona. Tre colleghi di CSS Insight hanno affrontato la manifestazione con tre smartwatch diversi. Quello munito di Apple Watch, sul finire della giornata in fiera ha dovuto preoccuparsi di gestire la carica restante riducendone l’utilizzo.

Discorso simile, anche se in modo meno marcato, anche da chi utilizzava nell’occasione un Samsung Galaxy Watch 4. Nessun problema invece per il proprietario di Garmin Epix, Non solo per arrivare a sera, ma per tutta la durata del MWC.

Più ancora di reale necessità, l’autonomia di uno smartwatch è quindi soprattutto questione di gusti. Al di fuori di chi ha realmente difficoltà nell’accedere a una ricarica, o semplicemente non vuole occuparsene, al momento non sembra una reale esigenza. Almeno, al punto da influire sulle scelte.

Ancora una volta, la migliore dimostrazione arriva da Apple, Incurante di tutte le critiche al riguardo, si limita a gestire la situazione, attirando con successo le attenzioni sugli altri aspetti dei propri wearable.

Per i restanti, le alternative non mancano, ma al momento non si può ancora considerare un fattore decisivo. Almeno, fino a quando il peso delle nuove funzioni, a partire dagli esigenti sensori per la salute non metterà a rischio anche arrivare a fine giornata.

Pubblicato il 4/4/2022


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