L’abbraccio Google fitness tracker al mondo wearable, anche da sola
Il brevetto richiesto per un Google fitness tracker dimostra l’intenzione di confrontarsi nel mondo wearable a prescindere da Fitbit
L’interesse di Google per il mondo wearable non è certo una novità, come conferma il travagliato acquisto di Fitbit, la cui piena operatività è ancora tutta da definire. Forse anche per questo, per non perdere tempo l’azienda si sta muovendo anche per contro proprio, con una richiesta di brevetto per un Google fitness tracker.
L’ipotesi sostenuta da più parti, lanciata da 91Mobies, presenta anche tutte le carte in regola per rivelarsi affidabile. Sia per le indicazioni precise sia per l’assenza di qualsiasi potenziale sovrapposizione con l’attuale offerta Fitbit.
Googgle fitness tracker, il cui nome definitivo non è stato ancora indicato, è infatti poco più di un bracciale smart. Un sistema di raccolta dati al servizido di un’app. Non a caso, qualcosa di molto vicino ad Amazon Halo, quasi a voler dare una pronta risposta alla recente mossa di uno dei principali rivali.

Google fitness tracker, per non restare a guardare
La bozza del progetto indica infatti chiaramente l’assenza di un display. In pratica, un sensore inserito all’interno di un cinturino, utile per rilevare i parametri vitali di base, a partire dalla frequenza cardiaca.
Diverse le ragioni per le quali Google può essere spinta a dare la precedenza a questo progetto. Con la questione Fitbit ancora in sospeso, aspettare i tempi della burocrazia internazionale significa rischiare di restare fuori dai giochi nel momento in cui il mercato wearable appare in ottima forma.
Farlo con un fitness tracker significa sviluppare un progetto relativamente semplice in tempi ristretti, senza nessuna potenziale sovrapposizione con l’offerta Fitbit.
Nell’ipotesi peggiore, di non poter procedere alla fusione, poter comunque contare su un progetto personale in grado di garantire la presenza del marchio nel settore.

Pronti a correre da soli
Sul rilascio del brevetto i dubbi a questo punto sono pochi. Del tutto incerti invece, i tempi. Se lo sviluppo finale e la messa in commercio non possono rappresentare un problema per un’organizzazione di tale portata, difficile al momento decifrare con precisione le strategie
D’altra parte Google, come anche Apple e tutte le maggiori aziende del mondo IT, di regola richiedono un gran numero di brevetti, solo una parte dei quali viene effettivamente tradotta in prodotti destinati al mercato.
Resta però un segnale interessante. Prima di tutto dell’interesse con Google fitnessa tracker per il mondo wearable, con o senza Fitbit. Inoltre, la volontà di pensare comunque a una via di uscita nel caso in futuro i progetti non dovessero andare nella direzione desiderata.